Le prime pagine del libro (pdf)
G.B. Canepa ("Marzo")
La nonna era genovese
Collana: I Portici
Formato: 12x19 cm
Pagine: 150
Prezzo: € 15
Isbn: 978-88-95952-45-1
Sandro Antonini
La luce sporca
Elisa Bixio
La logica del pesce rosso
G.B. Canepa ("Marzo")
La nonna era genovese
Umberto Vittorio Cavassa
I giorni di Casimiro
Mauro Alfredo Colace
Mantovani. Il sogno e la realtà
Mauro Alfredo Colace
Nessuna speranza
Carmelo Conforto
Onde
Nicoletta De Bellis
Fa' che non sia femmina
Patrizia Defranceschi
Venì, no tengas miedo
Carlo Doria
Futura
Carlo Doria
Frontiere
Carlo Doria
L'amore da grandi
Carlo Doria
The Best
Carlo Doria
29 racconti
Carlo Doria
Balzaaa!
Carlo Doria
Variety
Ippolito Edmondo Ferrario
Miracolo a Castelvecchio di Rocca Barbena
Paolo Fiore
Il suono del silenzio
Paolo Fiore
Il dolce tempo della raccolta
Paolo Fiore
Pascolare il vento
Barbara Garassino
Passi fra le ombre
Giorgio Grosso
Da grande voglio fare l'astronauta
Lorenzo C. Loik
Lo psiconauta. Sballo in riviera
Lorenzo C. Loik
I sogni in bianco e nero di Jacopo Rabbi
Lorenzo C. Loik
Sullo specchio dell'ascensore noto sempre dei puntini bianchi
Anna Lajolo, Guido Lombardi
Bella è la luce del giorno
Guido Lombardi
Le storie che noi siamo
Guido Lombardi
Andiamo a vedere il mare
Guido Lombardi
Acqua dolce
Maurizio Pasqui
Due ruote, due matti, una tenda
Giovanni Rocca
Contratto per un viaggio
Franca Sira Sulas
Le rose del Bosforo
Edoardo Torre
I gatti rossi
G.B. Canepa ("Marzo")
La nonna era genovese
Il romanzo fu scritto dall’autore in francese durante un lungo periodo di esilio in Francia. Vi domina la figura della nonna materna, indomabile forgiatrice del proprio e dell’altrui destino. Sullo sfondo le vicende storiche italiane tra la metà del 1800 e l’avvento del fascismo.
Co-protagonista la piccola città di Chiavari, sulla riviera ligure di levante, con i suoi caruggi, i suoi personaggi singolari, il suo atavico culto del denaro.
Questa è la prima traduzione in italiano.
G.B. Canepa (Chiavari, 1896 – 1994), conosciuto con il nome di battaglia "Marzo", è stato celebre capo partigiano, giornalista e scrittore.
La sua vita fu quanto mai avventurosa: dalla ferita riportata in combattimento a Caporetto durante la prima guerra mondiale, ai cinque anni di confino a Lipari per il suo antifascismo; dalla partecipazione alla guerra civile di Spagna – ferito nella battaglia di Guadalajara –, alla collaborazione con Di Vittorio a Parigi; dai molteplici arresti e periodi di detenzione, all'evasione dalla fortezza di Essailon.
Renato Cenni (Firenze 1906 – Genova 1977), personalità artistica completa: pittore, scultore, incisore, disegnatore, regista cinematografico e critico d'arte.
La genesi del romanzo secondo l'autore
Durante l'esilio, quando venni espulso come indesiderabile dalle autorità francesi e perciò privo di permesso di soggiorno, e per di più messo al bando dal mio Partito (cosa di cui avrò modo di scrivere in seguito), dalle precarie condizioni in cui ero venuto a trovarmi, mi vidi costretto ad accettare l'ospitalità offertami da una ex vedette delle "Folies Bergères", Monna Vanna, che abitava col figlio nel Dipartimento del Varo, a Sanary. Vivevo con loro come un recluso, per non incappare nei poliziotti che non avrebbero esitato, come poi infatti accadde, a consegnarmi al Comando delle truppe fasciste che già occupavano il mezzogiorno francese.
Ebbene, per cattivarmi la loro benevolenza, m'ero spacciato per uno scrittore perseguitato perché antirazzista; e per ingannare il tempo m'ero messo a scrivere una specie di diario della mia vita avventurosa che via via andavo leggendo ai miei ospiti. In quelle pagine non mancavo di descrivere le mie origini umili, quali effettivamente sono: parlavo del nonno ch'era barbiere, e della nonna, figlia d'una lavandaia; ma, al tempo stesso spiegavo ai miei ospiti che il nonno barbiere e la nonna arrampicatrice sociale non erano mai esistiti, li avevo inventati per rendere più efficace la denuncia della grettezza della piccola borghesia del mio paese.
A distanza di tanti anni dunque, ancora non ero riuscito a liberarmi del complesso che m'avevano inculcato, e cioè che l'appartenenza alle classi umili avrebbe potuto nuocermi.
Quel diario, poi qualche giorno dopo la Liberazione, non so come, finì a Parigi nelle mani del compagno Nenni che si affrettò a portarmelo, incoraggiandomi a pubblicarlo; cosa che, lusingato, subito feci. E però, nonostante che le traversie subite avessero modificato la mia mentalità, lo pubblicai in lingua francese, così come l'avevo scritto, e in una edizione simbolica, destinata a ben pochi lettori: "Grandmare était génoise".
(Da Le cronache di una vita, Genova, 1983)